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Cosa è la Santeria Cubana?

Oshun, orisha principale della santeria, colei che da il via alle iniziazioni poichè custode della tradizione oltre che delle anime Lagba Lagba
Oshun, Orisha della Santeria Cubana e patrona di Cuba 

La Santeria nasce dal sincretismo di elementi della religione cattolica con altri della religione tradizionale yoruba praticata dagli schiavi africani e dai loro discendenti a Cuba.

Il termine “santeria” è stato coniato dagli spagnoli per denigrare quella che a loro pareva un’eccessiva devozione ai santi da parte dei loro schiavi, che non comprendevano il ruolo essenziale di Dio nella religione cattolica. Questo atteggiamento nacque da una costrizione imposta loro dagli schiavisti: la proibizione tassativa, pena la morte, di praticare le proprie religioni animiste, provenienti dall’Africa occidentale, li costrinse ad aggirare il divieto e celando dietro l’iconografia cattolica i loro dei, così da adorarli liberamente.

I "santeri" cubani preferiscono utilizzare altri nomi per il proprio credo, come Lukumì o ancor meglio Regla de Ocha.

Le origini della Santeria

La Santeria Cubana nasce dalla religione Yoruba, un credo appartenente alla tribù Yoruba proveniente dalla Nigeria, nell’ovest dell’Africa. Durante il periodo della schiavitù i membri di tale tribù, a causa della lavorazione della canna da zucchero, furono importanti in diversi paesi del mondo tra cui Cuba.

Nulla portarono con sé, se non la loro amata cultura che, all’epoca, erano costretti a praticare in segreto. Nonostante questo, ancora oggi una buona fetta di popolazione cubana è seguace di questa religione sincretica. La cosa sorprendente, però, è che Cuba è un paese laico in cui convivono nel rispetto reciproco diverse religioni. Ci sono i cattolici, i protestanti, gli ebrei, gli spiritisti e poi i seguaci dei culti di origine africana, come la Santeria.
Il Culto della Santeria

Per comprendere a fondo cos’è la Santeria cubana bisogna fare un salto indietro nel tempo teletrasportandosi in Africa. In particolare, è necessario immergersi completamente nella cultura Yoruba. Secondo questa popolazione esiste un unico Dio chiamato Oloddumare, la cui rappresentazione umana mascolina è Olorun, vale a dire il “padrone del cielo”. Divinità senza alcun attributo umano, ma composto solamente di spirito ed energia, quindi il Sole.

Tra Oloddumare e gli esseri umani aleggiano gli Orisha (i Santi), guardiani e interpreti del destino universale. Alcuni di questi Orisha sono umani divenuti poi Santi a causa della loro vita straordinaria. Altri, invece, sono creature dirette di Oloddumare e rappresentano i principi della Natura attraverso il Regno Vegetale, Minerale ed Animale.

Secondo la Santeria ogni uomo è governato da un Orisha a cui deve rispetto, devozione e offerte. In particolare, i doni vengono rilasciati durante la festa di ogni Santo, quando si celebrano anche messe accompagnate da episodi di trance, durante le quali i fedeli ricevono messaggi e consigli. Ed è proprio grazie a questi suggerimenti che gli adepti cercano di risolvere i loro problemi spirituali e materiali.

La venerazione passa, dunque, attraverso momenti di trance e stati alterati di coscienza, dove uno degli istanti topici è la possessione. In questa fase la divinità evocata entra nel corpo del fedele. Uno dei momenti del rituale in cui appare evidente l’intima connessione tra elementi naturali – la perdita di coscienza – ed elementi propriamente culturali.

Inquadramento storico della Santeria Cubana

La Santeria cubana, forma religiosa politeista, ha ricevuto un nuovo impulso alla fine dell’Ottocento con il ritorno in Africa di alcuni schiavi liberati. Nel XX secolo un nuovo impulso è dato dalla rivoluzione cubana del ’59. Due le conseguenze di rilievo: l’esportazione del culto nell’America Settentrionale e in secondo luogo il nulla osta del regime castrista alla pratica di questa religione per motivi ideologici anche in funzione anti-cattolica e di valorizzazione della cultura popolare e delle classi più povere, che per forza di cose erano d’origine afroamericana. Infine il crollo del Muro e la conseguente apertura al turismo, soprattutto europeo, ha portato alla diffusione del culto anche nel Vecchio Continente, sia tramite l’emigrazione cubana, sia attraverso i visitatori europei rimasti affascinati dalle pratiche e dai culti della Santeria.

Santera o Iyalosha durante il primo anno di sacerdozio

La Santeria e le influenze culturali e rituali

L’influenza della Santeria sulle espressioni culturali tipicamente cubane è marcata, soprattutto nell’ambito della danza e della musica. I generi musicali afro-cubani (prima di tutto nella Rumba che è la danza più strettamente legata alle radici africane, ma anche Mambo alla Salsa, forse meno il Son) risentono fortemente delle figure ritmiche e sincopate utilizzate nei raduni rituali ad esempio a base di tamburi in onore del dio, o santo, Changò. Brano simbolo che racchiude tutta la magia della Santeria è ¿Y QUE TU QUIERES QUE TE DEN? del maestro Adalberto Alvarez inframezzato da canti in lingua yoruba, stessa lingua con cui ancora si officiano i riti. La danza altrettanto si ispira ai riti d’origine Yoruba. Ogni santo ha un suo caratteristico movimento che lo distingue dagli altri. Il regime cubano considera queste espressioni artistiche un patrimonio culturale della nazione e le ha quindi elevate a livello accademico, rivalutandone l’importanza anche per una questione ideologica. La santeria infatti rappresenta un valido strumento di contrapposizione al cattolicesimo. Grazie a ciò sono diventati famosi nel mondo gruppi di canto e danza folklorici, quali il “Conjunto Folklorico Nacional”, “Los Muñequitos de Matanzas”, “Yoruba Andabo” e il compositore Lazaro Ros.

Gli adepti della Santeria a Cuba, pur ammettendo le similitudini e le comuni origini con Candomblé e Macumba brasiliani e il Vudù haitiano, sostengono di non praticare la magia nera, per loro non c'è distinzione di colore nella magia, è semplicemente Magia catalizzata da uno o vari Orisha. In pratica è una magia orientata quasi esclusivamente tramite la divinazione, così viene incanalata tramite riti per favorire successi in amore, in ambito economico e di salvaguardia della salute o nella cura di malattie. 

Litanie e formule liturgiche sono in un dialetto della lingua Yoruba (conosciuto come Lucumì, che non è altro che l'insieme di tutte le tribù yoruba e del Benin arrivate a Cuba) che in realtà pochi capiscono (ma recitano a memoria) e le pratiche private sono improntate sul culto dei morti e degli antenati ai quali si riserva un angolo della casa e si offrono cibo e bevande, specifiche per ogni santo. Presente anche il concetto induista-buddista della reincarnazione, in particolare per chi non pratica i rituali. Ci sono poi i rituali collettivi accompagnati dai tamburi con fenomeni di possessione, trance, ecc.


Dea dell’amore, della bellezza, della femminilità e dei fiumi. Un po’ “coquette” protetta da Elegguà e Yemayà. Cattolicizzata come la Vergine “de la Caridad del Cobre” (patrona di Cuba). Colore il giallo, l’oro.

La Santeria e il Cristianesimo, punti di contatto

L’iconografia cristiana è un elemento molto importante nella Santeria. Infatti i Santi cristiani verosimilmente si incontrarono molto con le divinità della Santeria (Orisha). Quindi un pò per convenienza, un pò per (come dicevamo prima) verosimiglianza, accomunarli è stato un passo decisamente molto breve.

Facciamo un pò di esempi:

Santa Barbara e Shangò, hanno una iconografia molto simile. Infatti entrambi vestono di rosso e bianco, entrambi risultano avere nelle mani una coppa ed una spada. Si potrebbe obbiettare che Changò sia un uomo. Ma nella tradizione Yoruba, fu costretto a vestire da donna. Da non dimenticare che Changò comanda i fulmini. Casualità vuole che il padre di Santa Barbara fu ucciso proprio da un fulmine.

Yemayà divinità del mare e della maternità sincretizzata con la Vergine della Regola, sono un secondo esempio. La Virgen de Regla si trova all'Avana in una cappella sulla sponda del mare ed è la madre di Dio. Yemayà è la madre di tutti gli Orisha e dimora nel mare.

Sono solo due esempi ma si potrebbe continuare ancora, questo per far capire a chi legge che l’iconografia fu fondamentale per creare i sincretismi. Infatti la prova di ciò è che alla “Vergine” sono accostati diversi Orisha. Quindi come il lettore può capire ci sono molte uguaglianze tra gli Orisha e i Santi cristiani.

la schiavitù fu abolita ufficialmente nel 1880, quelli che finalmente erano divenuti uomini liberi poterono professare la loro religione alla luce del sole e si fondarono delle vere e proprie case del culto. La definitiva consacrazione della Santeria si ebbe grazie a Lorenzo Samà, il sacerdote che unificò i culti Yuruba in un’unica liturgia, appunto la Regla de Ocha.


Elegba, Eleggua, orisha dei crocevia, messaggero degli orisha
Elegba, Orisha fondamentale della Santeria Cubana

La diffusione della Santeria

Il motivo che (se così si può dire) ha portato la Santeria a diffondersi così rapidamente, va cercato negli intenti. E’ facile capire le intenzioni. Se si mettesse a confronto una religione che professa la felicità dopo la morte, la Santeria invece auspica la felicità in questa vita terrena. Infatti la Santeria dice che: “tutta la vita è parte di un delicato equilibrio. Le piante, gli animali, le persone, la terra stessa sono parte integrante di quell’equilibrio. Lo sono le emozioni anche, e se qualcosa non funziona è probabilmente perché l’equilibrio si è incrinato.”

La Divinazione nella Santeria serve proprio ad individuare la falla in questo “equilibrio”.

La Divinazione nella Santeria Cubana

Ce ne sono diversi tipi: la trance per esempio, fatta da persone particolarmente sensibili al potere di possessione degli spiriti, c’è il lancio delle conchiglie, fino al complicato metodo Yoruba chiamato Ifà. Quest’ultimo ad appannaggio esclusivo dei Babalawo, i messaggeri di Orula. Saranno poi gli spiriti a indicare la via da seguire, magari attraverso azioni o cose che andranno accuratamente evitate. Principi e disposizioni che riguarderanno il modo di vestire, le azioni quotidiane o le cose da mangiare.

Secondo i principi di questa religione tutta la vita è parte di un delicato equilibrio. Le piante, gli animali, le persone e la terra stessa sono elementi integranti di quell’equilibrio. Ovviamente lo sono anche le emozioni, e se qualcosa non dovesse funzionare la causa potrebbe essere proprio un deterioramento di questa stabilità.

La divinazione serve, quindi, a capire da dove provenga la faglia. Una volta compresa sarà il turno degli spiriti, i quali dovranno indicare la via da seguire, con azioni o cose che andranno accuratamente evitate.
Principi e disposizioni che riguarderanno il modo di vestire, i comportamenti quotidiani, ma anche le cose da mangiare.

Più in dettaglio i sistemi di divinazione sono quattro vediamoli:
  1. Il sistema di divinazione Diloggún utilizza la conchiglia, che anticamente in Africa veniva usata come moneta. Il santero lancia 16 conchiglie, in alcuni casi “leggendone” solo 12. L’interpretazione e il responso viene fatta in base al numero di conchiglie cadute con la parte concava in alto e mediante una successione di lanci.
  2. Il sistema divinatorio Biague necessita del cocco, che viene usato come offerta rituale donata agli Orisha e in onore degli antenati. Si lanciano in aria quattro parti di cocco e il responso viene determinato a seconda della posizione, lato cavo o lato convesso, che assumono sul pavimento.
  3. Il sistema divinatorio Ékuele che utilizza uno strumento particolare, una catena formata da otto parti. La catena viene lanciata in aria e a seconda di come sono posizionati i pezzi si può interpretare il responso della divinazione, che è arricchito da una serie di proverbi e racconti, inerenti al problema affrontato.
  4. Il sistema divinatorio Tablero de Ifá richiede lo spargimento di una polvere bianca magica ricavata da una zanna di elefante su un tavolo particolare i cui quattro lati sono abbinati ad altrettante divinità. Il babalawo, il sacerdote incaricato della divinazione, in funzione di quanti semi di kola (ikines) rimangono nella sua mano sinistra (1 o 2 su 16) traccia dei segni sul tablero, ottenendo la stessa combinazione dell’ekuelé.

Ogni orisha ha la sua danza e gli piace mettere in scena le sue doti come ballerino

Musica e Danza nella Santeria

La musica, e la danza soprattutto, sono espressioni della Santeria. Ogni Orisha ha una sua musica e una sua danza ben precisa, molte danze invece, rappresentano le gesta degli Orisha. Altre ancora sono volte a creare lo stato di trans e della possessione.

La base ritmica è sempre tenuta dai tamburi sacri Batà, gelosamente custoditi nelle case di culto assieme ad altri strumenti della tradizione, mentre il canto ha una voce dominante chiamata “gallo” e un coro.

La danza è anche l’espressione di massimo folklore, senza per questo essere mai snaturata dalla sua valenza mistica, non sono poche a tutt’oggi, le scuole che insegnano la disciplina, allo scopo di mantenere viva la cultura Yoruba.

Oltra alla danza e ai canti, gli Orishas hanno altre peculiarità personali. Colori, o cibi che preferiscono avere in offerta.

Chiunque può decidere di farsi Santo, "hacer santo", quindi divenire un adepto della Santeria. Con un periodo di studio, di addestramento e di cerimonie e si può divenire Obà eni Oriatè (maestro di cerimonie e interprete del oracolo del Diloggun) o divenire Babalawo (il divinatore e interprete di Ifà). Anche se in tanti rimangono allo status di Olorisha, custodi dei segreti degli Orisha oltre che stregoni. Poi, quando un Olorisha comincia a partorire nuove corone, acquisisce lo status di Iworo o Santero Maggiore.


Eleke, le collane variopinte della Santeria che identificano i principali Osha consacrati
Eleke, le collane degli Orisha fondamentali 

Gli Orisha (Le Divinità della Santeria Cubana)

Le principali divinità della Santeria cubana sono comunque simili se non identiche a quelle delle altre religioni afro-americane. Si tratta di una sorta di pantheon dove però, oltre alle varie divinità, si trovano dei concetti astratti a dimostrazione di un discreto livello di sviluppo religioso, filosofico e metafisico. Ad esempio la triade OlofiOloddumareOlorun che semplificando sono il Dio della Terra-il Creatore-il Dio del Cielo (una sorta di Santissima Trinità). Sono fonte dell’Ashé: il dono, la grazia, l’energia spirituale. 

Per alcuni non si tratta di una trilogia, ma di un Dio unico, quindi la santeria sarebbe una religione monoteista, e i rimanenti Orisha dei semidei (esseri umani che in vita hanno fatto grandi cose e una volta morti sono stati eletti al rango di divinità) che impersonificano la natura con funzione di messaggeri della divinità primordiale. Questi ultimi (circa 400 nella religione originale Yoruba, una quarantina nella Santeria, di cui solo una quindicina quelli conosciuti dalla maggioranza dei fedeli) ricordano per contro parecchio la mitologia greca con le varie divinità antropomorfe in guerra, che si rubano le compagne, si vendicano, stuprano, si alleano e si proteggono vicendevolmente. I racconti mitologici di queste divinità, non di rado in contraddizione tra di loro, sono chiamati Patakìn e sono di notevole interesse antropologico.

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Elegbara, Eleggua, Eshu. Dio protettore di viaggiatori, è colui che apre e chiude le strade e gli incroci, che quando balla assomiglia a un bambino dispettoso, messaggero, detiene le chiavi del destino. Nei rituali ha il privilegio di essere sempre il primo

Alcuni dei principali Orisha (santi) della Santeria Cubana semplificando sono:

Elegguà o Elegba: Dio protettore di viaggiatori, è colui che apre e chiude le strade e gli incroci, che quando balla assomiglia a un bambino dispettoso, messaggero, detiene le chiavi del destino. Nei rituali ha il privilegio di essere sempre il primo (abre el camino). È protettore di viaggiatori, strade e incroci. Cattolicizzato con Sant’Antonio da Padova, i suoi colori sono il rosso e il nero. Lo strumento che lo identifica è il garabato (un bastone di legno a uncino) che usa per aprire e chiudere il cammino degli uomini.

Obatalà: Primo tra gli Orishas. Il creatore della terra. Divinità pura per eccellenza, ama la pace ed è misericordioso. È il dio della testa, del pensiero e dei sogni. Cattolicizzato come la Vergine “de la Mercedes”, il suo colore è il bianco. Viene spesso identificato come un anziano che stenta a camminare ma può anche essere rappresentato come un giovane guerriero.

Yemayà: Madre della vita e degli altri dei. Moglie o, secondo le versioni, figlia di Obatalà. Dea dell’acqua salata e quindi del mare come fonte primordiale di vita. Protettrice delle partorienti, di pescatori e marinai. Corrisponde alla Vergine Maria (Nuestra Señora de la Regla, patrona della Baia di L’Avana). I suoi colori sono il bianco e l’azzurro.

Changò o Shangò: Dio della virilità, della mascolinità, del fuoco, di fulmini e tuoni, della guerra, della danza e della musica in particolare dei tamburi. Quarto re Yoruba del regno Oyo. Innumerevoli le sue avventure amorose e i litigi con i rivali. Le sue presunte mogli o amanti sono almeno tre: Ochun (vedi sotto), Oyà (dea guerriera del vento e guardiana del cimitero, moglie di Oggùn che per questo è rivale e nemico di Changò), e Obba (unica moglie ed eterna innamorata di Changò che per lui si tagliò un orecchio), ma è certo che è stato con tutte le donne del pantheon Yoruba. Figlio di Agallu e Baba. Il santo cattolico è come per Obatalà stranamente femminile ed è Santa Barbara. I suoi colori sono il bianco e il rosso. Indossa una corono che lo identifica.Porta uno scudo, una spada e una scure.

Ochùn o Oshùn: Il corrispettivo femminile di Changò (di cui è amante). Dea dell’amore, della bellezza, della femminilità e dei fiumi. Un po’ “coquette” protetta da Elegguà e Yemayà. Cattolicizzata come la Vergine “de la Caridad del Cobre” (patrona di Cuba). Colore il giallo, l’oro.

Orula: la divinazione personificata, principale benefattore del genere umano perché gli svela il futuro e lo consiglia. Pure figlio di Yemayà, ma da un rapporto incestuoso con il figlio. A seconda delle diverse versioni può essere identificato nel cattolicesimo come San Francesco D’assisi o come Gesù Cristo. I suoi colori sono il giallo e il verde.

Babalú Ayé: Dio guaritore di numerose malattie veneree, della pelle, della lebbra, del colera, delle infermità in genere, ecc. Per questo è dunque associato a San Lazzaro. Il suo colore è porpora vescovile. Questo in Africa era il santo principale e più venerato, all’Avana esiste un santuario in suo onore (Rincon), dove si recano ogni anno il 17 dicembre migliaia di infermi.

Oggùn o Ogun: Un montanaro solitario e irascibile, dio del ferro (San Pietro), salvato dall’ira di Obatalà da Elegguà e protetto dal fratello maggiore Shangò. I colori sono giallo e verde. Orisha fabbro, forgiatore di metalli e mentore di tutti coloro che con i metalli hanno a che fare, soldati e armigeri compresi. Per estensione di culto viene anche associato alla guerra e alla violenza, in associazione-antitesi a Shangò, del quale è anche rivale in amore per essere stato, secondo un’antica Patakì (leggenda), sedotto e poi abbandonato dall’avvenente Oshùn, la quale usò le sue grazie al solo scopo di riportarlo verso gli uomini, dai quali si era distaccato per disgusto. Oggùn è un Orisha temuto per il suo carattere poco socievole e per la potenza delle sue armi, anche se non viene annoverato tra le entità malefiche. Vive nelle foreste usando un machete per uccidere gli animali e per spianarsi la strada. Egli è solo l’archetipo delle manifestazioni violente insite nella natura umana. Il sincretismo con la Religione Cattolica lo associa a San Pietro, forse a causa di alcune manifestazioni di irruenza da parte del Padre della Chiesa.

Queste alcune delle divinità maggiori della Santeria. Ce ne sono poi un’infinità di minori. Naturalmente non ci sono delle regole univoche su nomi, attributi e leggende sacre (patakìn di tradizione orale catalogate solo nel XX secolo). I rituali variano a seconda delle scuole liturgiche (reglas). Spesso le divinità si confondono e il discorso sul fenomeno del sincretismo con la religione cattolica merita un capitolo a sé.


Anche se alcuni nascono con la devozione religiosa o il desiderio di sacerdozio, essere iniziati nella Santeria è un percorso diverso per tutti.

Vuoi intraprendere il percorso iniziatico nella Santeria o Regla de Osha?

Anche se alcuni nascono con la devozione religiosa o il desiderio di sacerdozio, essere iniziati nella Santeria è un percorso diverso per tutti. Alcuni devono solo ricevere i guerrieri insieme a Elegbara, altri devono essere incoronati il prima possibile con il suo Orisha Alagbatorì (regente) e devono cominciare ad adorarlo e "lavorare" insieme le arti della magia. Ma sono percorsi che anche se alcuni desiderano farlo, non hanno il permesso di Oloddumare. Per sapere quale sia il tuo, bisogna cominciare da un consulto con l'oracolo di Elegbara, ossia il Merindiloggun o Diloggun. Solo così il sacerdote (olosha, babalosha, iyalosha) avrà informazioni sul volere del tuo Orì e potrà sapere come indirizzarti in questo lungo viaggio di magia, leggende, musica e balli.

Se vuoi sapere cosa dice il tuo Orì, puoi metterti in contatto con me, a questa mail.

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