Erano passati diversi mesi da quando erano avvenute le offese di Ogun e il mondo aveva iniziato lentamente a tornare alla normalità. I figli di Obatala eseguivano le sue istruzioni e seguivano i suoi comandamenti.
La nuova Yemayà stava per dare alla luce un bambino, quando iniziarono i dolori del travaglio, così cominciò a pregare Olodumare. Pregava che nascesse una ragazza in modo che Obatala non rispettasse il suo voto.
Yemaya si arrabbiò con molta rabbia quando guardò tra le sue gambe e scopri che c'era un maschietto coperto di sangue. Sapeva quale sarebbe stato il suo destino, soffriva nel pensare che il suo neonato sarebbe stato ucciso.
Chiamò il bambino in fretta Orunmila (che vuol dire fenomeno) proprio per la tempistica del suo arrivo sulla terra e del destino a cui doveva andare incontro.
Quando Obatala si rese conto che era nato un'altro maschio, prese Orunmila dalle braccia della madre e lo diede a Laroye dicendogli "Vai ad eseguire i miei ordini". Elegba guardò con rispetto suo padre, lo fissò per qualche secondo. La sua decisione portò grande paura tra gli Orisha poiché non si aspettavano che Obatalà eseguisse in senso letterale tutte le leggi che aveva emesso.
Ma era questo il momento in cui doveva essere dimostrato che la parola di una persona doveva essere rispettata e onorata.
Yemaya cominciò a piangere quando vide il suo bambino fu consegnato nelle mani di Elegba per eseguire la condanna. Il dolore di una madre non può essere consolato. Obatala guardò la moglie in lacrime e per qualche istante meditò se avesse agito correttamente nei suoi confronti, ma dovette seguire i suoi ordini e non poteva rinunciare alla sua parola. Sapeva che il regno doveva subire questa punizione per asimilare la lezione e non dimenticare mai. Yemayà rimase incredula, non poteva accettare che Obatala eseguisse la punizione su quello che dopo tutto era anche suo figlio.
Gli Orisha implorarono il padre di non eseguire una sentenza così dura. Obatalà quindi girò le spalle e disse a Elegba:
- Prendi questo bambino, portalo dall'albero più grande della foresta, scava una buca e seppelliscilo.
Scese il silenzio. Eleggua andò nella foresta e una volta trovato un albero di dimensioni enormi cominciò a scavare. Elegba stava sperimentando una brutta sensazione poiché era la prima volta che veniva scavata una buca. Eleggua capì in quel momento che questo era un nuovo fenomeno che Orula aveva portato con sé nel mondo. Questa è stata la prima volta che è stato scavato un buco sulla terra e l'inizio della nuova abitudine, quella di seppellire un essere umano.
Mentre Elegba scavava, iniziò a ripassare gli eventi che avevano portato a questo punto e si rese conto ora che per far progredire ed evolversi il mondo dovevano coesistere il male e il bene, giusto per mantenere gli equilibri.
Elegba era rattristato per come s'erano evolsi quei tragici eventi, ma capisse che avrebbe dovuto fare come gli era stato ordinato.
Come Orunmila è diventato divinatore
Alcune leggende parlano della vita di Orunmila in cielo, altri parlano della sua vita sulla terra. Nella sua forma terrena, di solito è considerato il fratello di Elegba, Shangò e Ogun e il figlio di Obatalà e Yemù (Yembò).Ogun maledice se stesso e si disonora dopo avere rapporti sessuali con sua madre, Obatalà era così furioso che ordinò che tutti i suoi figli maschi fossero uccisi. Quelli che erano abbastanza grandi per sopravvivere da soli, come Ogun ed Elegba, lasciarono la casa. Elegba, comunque teneva d'occhio le cose a casa di Obatalà.
Quando nacque Shangò, Elegba sapeva che Obatalà lo avrebbe ucciso appena avesse scoperto che il bambino era maschio, quindi lo raccolse e corse a casa di sua sorella maggiore, Dadà, e glielo diede da allevare. Poco dopo, nacque Orula ed Elegba afferrò di nuovo il bambino e corse. Non sapeva cosa fare con lui, quindi lo seppellì ai piedi di un albero di Ceiba e gli portava da mangiare ogni giorno per non farlo morire di fame. Alcune leggende dicono che Orunmila fu seppellito dalla vita in giù, sotto l'albero sacro. Passava il suo tempo aspettando Elegba e disegnando sulla terra i segni oracolari di cui oggi è il maggiore interprete.
Il tempo passò e un giorno Obatalà si ammalò gravemente. Elegba sapeva che Shangò era diventato un grande guaritore, quindi andò a prenderlo e portarlo da Obatalà, così che Obatalà potesse essere guarito. Shangò fece un miracolo e Obatalà fu riportato in salute. Elegba pensò che sarebbe stato un buon momento per chiedere un favore a Obatalà, così chiese a suo padre di perdonare Orula. Obatalà accettò e per celebrarlo, Shangò abbatté l'albero di Ceiba e scolpì un bellissimo vassoio di divinazione dal legno, e diede il segreto della divinazione a Orula. Fu d'allora che Orula divenne proprietario del Até (vassoio di legno per divinazione) e cominciò a lavorare con l'oracolo di Ifá. Per questo motivo i migliori amici di Orula sono i suoi fratelli, Shangò ed Elegba. Oggi non è molto noto, ma durante la schiavitù a Cuba e fino a metà del secolo XX i sacerdoti di Shangò erano istruiti nello studio di Ifà e la interpretazione del oracolo di Ifà. Costume andato in disuso dopo che il numero di Babalawos aumentò e quello dei sacerdoti di Shangò istruiti nell'arte di Ifà sparirono. Da qui si spiega che anticamente un onì Shangò prima di passare a Ifà doveva pregare e pregare Shangò per ottenere il suo consenso, cosa che accadeva di rado. Shangò non tollera che nessuno passi su di lui, nemmeno i suoi figli. E tanto meno per fare qualcosa di cui lui è maestro.
Orula figura in primo piano in molti patakì. In alcuni era sposato con Oshun e in altri era sposato con Yemayà. Una storia racconta che Yemayà ha imparato le abilità della divinazione (con le conchiglie di ciprea) spiando Orula da dietro la porta.
Orula (Orúnmila) è un Orisha maggiore, ed è unico in diversi modi. Innanzitutto, uomini e donne che siano stati iniziati alla Regla de Osha o Santeria non hanno mai Orula incoronato come un angelo custode. Orula va solo alla testa dei Babalawos, uomini eterosessuali che siano stati iniziati a Regla de Ifá.
Osha e Ifà sono tradizioni parallele a Cuba e spesso lavorano insieme nella stessa comunità religiosa, ognuna svolgendo compiti specifici e svolgendo ruoli unici. A seconda della tradizione del lignaggio di un uomo, potrebbe non essere necessario iniziarsi prima in Osha per passare al culto di Ifá. Alcuni uomini vengono chiamati direttamente da Ifá attraverso la divinazione. Le donne possono ricevere il cofá (o ikofá) di Orula, e qualsiasi uomo può ricevere la mano (abo faca) di Orula; questo li mette sotto la protezione di Orula ma non li avvia completamente in Ifá o li rende un Babalawo. Orula è il maestro della divinazione.
Secondo i patakí (racconti sacri), Orula è l'unico Orisha che conosce il futuro di tutti sulla terra e ha il potere di influenzare il nostro destino, perché quando Olodumare stava assegnando il destino, Orula era l'unico presente a testimoniare cosa accadeva. In particolare, sa quando ognuno di noi morirà e si assicura che moriamo al momento giusto, in linea con il destino che abbiamo scelto per noi stessi al cospetto di Oloddumare. Sa come possiamo trovare felicità, salute, tranquillità e successo, perché era presente quando siamo venuti al mondo e sa quale futuro ci attende. Può aiutarci a evitare errori mantenendoci sulla strada giusta. Orula comunica con l'uomo attraverso la divinazione fatta da un Babalawo. I Babalawos non usano il diloggun (conchiglie di ciprea) come fanno i Santeros (olosha/olorisha). Usano un ekuele (catena divinatoria) o ikines (noci di palma) e una tavola da divinazione in legno ricoperta di cascarilla (polvere di guscio d'uovo). Possono anche usare un pezzo di corno di una corna di cervo per segnare alcuni odu (segni sacri) sul vassoio.
Orula possiede e personifica la saggezza, ma è anche un potente guaritore. Lavora con erbe e radici per curare le persone. I suoi colori sono giallo e verde e il suo elekè (collana di perline) è fatto di perle gialle e verdi, alternate. Uomini e donne che hanno ricevuto la mano de Orula o il caffè di Orula indossano un semplice braccialetto di perline giallo e verde sul polso sinistro per proteggerli dalla morte prematura. Orula conosce il momento in cui tutti sono destinati a morire, e coloro che indossano l'idé (braccialetto) di Orula sul polso sinistro non saranno portati via per errore da Ikù (la morte).
Orula protegge dalle malattie mentali e dalla follia.
Nella religione cattolica, è sincretizzato con San Francesco d'Asis, la cui festa è il 4 ottobre. Il 4 ottobre, è importante per tutti i figlioli di un Babalawo visitarlo e offrirgli una sorta di offerta (in denaro o anche qualche regalo) per onora Orunmila. Il regalo tradizionale è composto da due noci di cocco e due candele. In casa, Oshun è spesso tenuta accanto a Orula come guardiana. Coloro che hanno ricevuto il kofà o la mano di Orula dovrebbero frequentare Orula in modo formale una volta al mese, di solito quando la luna è nuova. Riceve olio di palma rosso e miele, e gli si accendono due candele in suo onore mentre gli si dedicano preghiere e qualche richiesta speciale. In alcuni lignaggi, il giorno della settimana di Orula è la domenica, ma in altre case, ogni giorno della settimana è quello di Orula.
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