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L'albero secco e il tesoro nascosto (4-4)

Tante persone si avvicinano al mondo degli orisha credendo di trovare l'energia necessaria per arricchirsi da un giorno all'altro, o di stimolare l'arrivo di un miracolo economico che gli faccia cambiare vita. Ma la realtà è che sono rari i casi in cui si sia verificata una miglioria del genere. Pochi orisha fanno questo genere di regali ai suoi seguaci, e uno di loro è Shangò. 

Non voglio dire che Shangò sia l'unico generoso, per dirlo in parole semplici. Quando un orisha vuole elargire benedizioni, lo fa e punto. Si ricordano casi in cui Oshun e Yemayà hanno cambiato la vita di persone povere e le hanno portate al massimo fasto. E quando vogliono annunciare l'arrivo di questa pioggia di denaro lo fanno tramite Irosun tonti Irosun (4-4) o Irosun Meyi. Come? Con una leggenda dove è Shangò chi porta il cambiamento, ma questo suo nome è soltanto un simbolo. Un simbolo che rappresenta l'orisha che il devoto porta nella sua testa, come corona.

Ti invito a leggere tra le righe e cercare di capire cos'è questo albero secco che morì sopra il tesoro di un re, che poi porta ricchezza nella vita di varie persone per poi svanire. Se non si fa ebbò, muore tutto.

Albero secco (4-4)

L'albero secco e il tesoro nascosto

Era un tempo in cui i soldi erano conchiglie e c'era un awò di nome Obé che non stava bene ed era povero. Il giorno iniziava e dovunque andasse avrebbe sbagliato; arrivata la notte, le cose andavano ancora male per lui. Finché decise di andare da Mofá, l’indovino, per registrarsi con l’oracolo di Elegbara ed è uscito l’oddun Iroso Melli: Maferefún Shangò.

Mofá gli disse che era figlio di Shangò e che aveva un problema allo stomaco; che era malato e che la morte lo seguiva. Gli disse anche che aveva un amico che usciva sempre con lui, che sembravano fratelli e che si vestivano allo stesso modo. Gli consigliò di stare lontano da quella persona perché la morte stava cercando quell'amico e poteva inciampare su di lui.

Obé ha risposto di sì, tutte le sue cose erano sbagliate e Mofá gli ha detto che doveva fare ebbò con una lattina d’olio di palma, pesce essiccato, un pollo, un gallo da offrire a Shangò, i vestiti che aveva addosso e sei frutti in ogni mano sempre da offrire a Shangò. E che quel ebbò doveva metterlo dove c'era un albero secco, che avrebbe svuotato il barattolo dell'olio ai piedi di quell'albero e in quel modo avrebbe trovato la sua fortuna. Che prima doveva vivere un grande spavento e che una volta spaventato, sarebbe dovuto andare a scoprire il perché della sua paura.

Obé non aveva soldi per l'ebbò, ma prese tutto ciò che possedeva e lo vendette e fece l'ebbò e iniziò a cercare il palazzo in rovina, finché dopo tanto camminare non lo trovò.

In quel palazzo viveva un re molto ricco che alla sua morte, i soldi che aveva non furono mai trovati. Guardò e vide che dietro il palazzo c'era un albero secco, andò e vuotò il barattolo d'olio ai piedi di quell'albero secco; ma quando ebbe finito, vide che il tronco si muoveva e gli venne sopra.

È corso via spaventato, ma subito ricordò che Mofà gli aveva detto che quando si fosse spaventato, sarebbe dovuto tornare indietro per vedere perché aveva paura.

Obé tornò in quel luogo e scoprì che sotto il buco che aveva fatto cadere l'albero c'erano molti soldi: le conchiglie. Se ne andò e lo raccontò a Mofá che subito fu a prendere anche lui dei soldi. Obé lo disse ai suoi amici, che andarono anche loro e si arricchirono.

Il tempo passava e Obé non si prendeva cura di niente, nemmeno di fare ebbò, perché in questo strano oddun il devoto deve fare ebbò ogni mese. E poiché si sentiva già molto ricco, si abbandonò. E poi la sfortuna arrivò nuovamente ed è diventato di nuovo come prima e tutti i suoi amici, invece, erano ancora ricchi. E Obé rimase povero.

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