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La Storia Lucumì: Oyà, la nona figlia

Oya veglia sul cimitero
Oya Yansan, divinità di morte, vita e dei venti

La terza figlia di Yembo e Oddua, nonchè la nona dei figli, non aveva niente da invidiare a sua sorella Oba Nani, Oyà ha portato la bellezza fisica al mondo. Oya aveva degli occhi ambrati dove, rotondi e molto espressivi. Quando le persone guardavano i suoi occhi, rimanevano assorti.

Il suo aspetto ha anche portato un grandi conflitti tra gli orisha. Sebbene fosse di movenze femminili, aveva un forte temperamento e quando era costretta a farlo assumeva la personalità di un rude e impavido guerriero. Aveva l'anima di un uomo ed era coraggiosa come suo fratello Oggun.

Oyà aveva una personalità che oscillava da le maniere dolci e rasserenanti alle più distruttive.

Con la sua nascita il mondo così come lo conosciamo conobbe un punto di riferimento. Divenne lei stessa il respiro della vita ed il movimento dell'aria, compresi i grandi fenomeni atmosferici (uragani, tempeste e tornado). A fianco di sua madre Yembo potrebbe occasionare uragani nell'oceano quando fosse arrabbiata con la razza umana. E avrebbe avuto tutto il diritto perché Oyà concede il primo respiro di vita e toglie l'ultimo respiro, assieme a Ikù (la morte) constata e comunica a Oloddumare ogni decesso. Poi consegna i corpi dei defunti a Yewà e segna il termine della nostra missione sulla terra.

La nascita di Oya portò i primi conflitti famigliari, con lei arrivò la instabilità dei processi e dei sentimenti. Grazie a lei Ogun si mise in guerra con Shangò, Oba Nani perse la sua autostima e l'umanità conobbe che l'amicizia era un sentimento fragile ed etereo.

Rappresentazione di Oyà, insieme al suo animale mistico, il bufalo

I tratti caratteristici di Oyà

Oyà e il suono sibilante del vento e la patrona della morte. É conosciuta a Cuba come la guardia delle porte del cimitero mentre in Africa come la protettrice della Società Egungun.

Il nome Oyà significa "la laceratrice, quella che si muove velocemente" alludendo alla sua forza distruttiva. Oyá danza con in mano un iruke nero (una frusta fatta con crine di cavallo), che oscilla rapidamente sopra la sua testa per rappresentare il vento e mantenere a bada i suoi soldati (i morti). I suoi passi di danza sono rapidi e frenetici, facendola sembrare un turbine mentre si muove.

Oyà o Yansan porta il cambiamento desiderato o no nella vita degli umani. È la più accanita delle Orisha femmine e combatte fianco a fianco con Shangò in molte battaglie della vita di un sacerdote. Si dice che vada in battaglia con due spade e come Shangò, usa un fulmine per abbattere i suoi nemici. Tra lei e Shangò c'è un rapporto indissolubile di amore e ammirazione, per Shangò lei è la compagna preferita.

Contrariamente a quanto molti pensano, Oyá non vive nel cimitero. Vive nel mercato e guida le mutevoli fortune fatte attraverso gli affari. Possiede i cancelli del cimitero e scorterà gli spiriti dei morti fino alla soglia del cimitero, ma in realtà sono Obba e Yewá che vivono nel cimitero stesso. Lei fa la guardia alle porte del cimitero, assicurandosi che i confini tra vita e morte siano rispettati.

Oyá indossa una gonna a ruota composta da nove pezzi di stoffa di diversi colori. Oyá può indossare qualsiasi colore tranne il nero. Il suo costuma spesso è sormontato da una gonna fatta di fibre di palma essiccate. I suoi movimenti tendono ad essere bruschi e violenti, quindi le sue gonne le volano intorno quando si muove. Si pensa che i tornado siano causati dalle gonne di Oyá che turbinano mentre balla.

Vive in una sopera di porcellana (zuppiera), che ha nove diversi colori o una variazione di tonalità bordeaux scuro e marrone. Per chiamarla, i suoi seguaci scuotono un grosso baccello che cade dall'albero di Framboyán, che fa eco al suono del tuono. 

Il suo numero sacro è il 9 e il suo metallo è il rame, quindi i suoi iniziati indossano spesso 9 bracciali di rame in suo onore.

I suoi cibi preferiti sono riso bianco con melanzane e fagioli dagli occhi neri cotti e modellati in palline. Le piace anche l'uva di mare (conosciuta a Cuba come uva caleta).

È la patrona del mercato, un simbolo della transizione ed il cambiamento nel mondo umano. Le offerte per Oyá vengono spesso lasciate nei mercati o alle porte dei cimiteri.

Il suo eleke (collana di perline) è fatto di perle alternate rosso scuro e marrone scuro con puntini neri o bianchi su di esse.

Il giorno della settimana dedicato a Oyà è il venerdì, ovvero il giorno in cui distribuisce punizioni per chiunque non l'abbia rispettata.

È sincretizzata nella religione cattolica con la Vergine della Candelaria, la Vergine del Carmen e in alcune parti di Cuba con Santa Teresa de Jesús. A Cuba, la sua festa è normalmente celebrata il 2 febbraio, che è anche la festa della Candelaria. 

In Africa, nella religione tradizionale Yoruba, le è stato assegnato il ruolo di patrona del fiume Niger (Odo Oya) e i suoi nove figli sono i nove affluenti del fiume. Viene invocata affinché trasmetta quella saggezza necessaria per superare situazioni difficili.
In Nigeria, il suo culto è praticato dai devoti nelle loro stesse abitazioni, all'interno delle quali viene allestito un altare, caratterizzato da un vaso coperto circondato da amuleti e vari oggetti magici caricati di valenze simboliche: corone di rame, una spada, perle di vetro colorato, corna di bufalo. Per ingraziarsi la dea, i suoi seguaci le offrono i suoi cibi preferiti, quali melanzane e torte a base di fagioli.

Oya, Iyansà o Yansan

Oyá ispira paura, ma si alza e protegge coloro che la rispettano. Porta la purificazione nelle nostre vite spazzando via tutte le cose che non ci servono e permettendo che arrivino cose nuove. I suoi figli sono generalmente molto potenti e forti. Quando sono felici, sono calmi e gentili come la brezza, ma possono diventare violenti e prepotenti quando le cose non vanno come vogliono. Perché sono capaci di profonda lealtà, sono buoni mariti e mogli, ma sono gelosi.

Oya è un'orisha complessa che ha sopportato molta tristezza nella sua vita terrena, da umana. È conosciuta come la "madre di nove" perché ha dato alla luce quattro paia di gemelli diversi nati morti e di un Abikù (colui che è nato per morire) che poco dopo morì. Solo dopo diversi sacrifici riuscì ad avere dei figli. Quindi porta con se molta tristezza per la sua incapacità di dare alla luce e si veste con nove sciarpe di colore diverso intorno alla vita in ricordo dei suoi figli perduti. Quando Oshún rifiutò i suoi gemelli, gli Ibeji, li lasciò fuori da casa sua e fu Oyà chi li allevò come suoi. Anche se alcune leggende dicono che Yemaya ad allevare gli Ibeji.

In una delle sue vite sulla terra, dopo l'inizio della vita umana, Oyà regnò in un territorio dell'occidente africano con mano ferrea portando molta prosperità. Non ebbe marito ma si racconta che quando voleva un uomo sceglieva quello più bello dei suoi soldati e dopo una notte di amore lo abbatteva, per proteggere la sua privacy.

Oyà ha una stretta relazione con Oshun, Ogun e Shangò. Nell'odu Oshe tonti Oshe (5-5), la vita di Oshun stava svanendo a causa dei suoi problemi mestruali. Fu Oyà a insistere che Shangò facesse divinazione con il diloggun per la prima volta e contrassegnò ebó (sacrificio) per salvare la vita di Oshun, creando così le basi del concepimento del embrione umano e forgiare la sua adorazione come portatrice di figli; legando per sempre queste due Orisha in amicizia. Una volta Oyà era sposata con Ogun, ed è stato lui a forgiare la sua arma preferita: il machete. Oyà lasciò Ogun e divenne una delle amanti di Shangò. Era solo Oyà che poteva davvero tenere Shangò al suo posto. Ha rubato il segreto di Shangò di sputare fuoco ed ha saputo usare la paura di Shangò verso i morti per tenerlo sotto controllo.

Esiste un malinteso sulla relazione tra Oyà e Yemayà. Queste due orisha non hanno inimicizia tra di loro. Questo è un malinteso perpetuato dall'autore Migene Gonzalez-Whippler secondo il quale Yemaya avrebbe ingannato Oyà per scambiare il mare con il cimitero. Questo pataki non si trova da nessuna parte in odu - è una storia popolare non basata sulla nostra religione e proviene da una mancanza di comprensione durante la cerimonia iniziatica.

C'è in realtà una ragione cerimoniale per cui Oyà e Yemayà (Shangò e anche Erinle/Inle, per lo stesso motivo) non possono trovarsi nella stessa stanza quando Oyà viene consacrata. Questa storia si trova nel Diloggun nel Odu Unle tonti Osà (8-9) in cui Oyà fu tradita dal montone. Una volta il montone era il suo migliore amico ma poi ha cercato di tradirla per accaparrarsi la taglia che offrivano sulla sua cattura. Quando il suo tradimento fu scoperto, Olofi chiese che il montone venisse ucciso. Oyà non sopporta la vista dell'ariete a causa del suo tradimento, ma allo stesso tempo non sopporta di vederlo ucciso perché si prende ancora cura di lui. Il montone è il cibo preferito di Shangò e Yemayà (e anche di Inle). Questi orisha portano il profumo dell'ariete. Quindi quando Shangò o Yemayà (o Inle) vengono consacrati, gli oggetti di Oyà devono essere fuori dalla stanza sacra (Igbodú). Allo stesso modo se Oyà viene consacrata, Shangò e Yemayà (o Inle) non possono trovarsi vicino ai suoi oggetti. Ciò è strettamente dovuto al tradimento del montone e non ha nulla a che fare con le questioni personali tra questi Orisha.

Non tutti gli Olorishas ricevono Oyà durante la loro iniziazione. I sacerdoti di Shangò, Yemayà e Inle non ricevono Oyà quando vengono incoronati, ma possono riceverla in un secondo momento se la divinazione lo segna come necessario.

Addimu per Oya
Oyà con offerta di melanzane e miele 

Offerte per Oyá

Oyá gradisce cibi dolci e di colore scuro. Le sue offerte includono prugne, melanzane, vino rosso, budino al cioccolato, capra nera, galline nere, piccioni e gallina faraona.

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