Nel vasto pantheon della religione yoruba, Obatala è una figura di luce, giustizia e creazione. Padre degli Orisha e dell’umanità, è colui che modellò il corpo umano, infondendogli vita grazie al respiro divino di Olodumare. Veste di bianco, simbolo di purezza e totalità, e incarna la saggezza, la pace e la capacità di guarigione.
Ma perché, in alcune tradizioni sincretiche e interpretazioni esoteriche, Obatala viene associato alla salamandra, creatura misteriosa e leggendaria?
Questi attributi si sovrappongono sorprendentemente con quelli di Obatala:
Ma solo in pochi sanno che la salamandra era Obatala.
Si racconta che, in un tempo dimenticato, la terra fu colpita da una siccità così feroce che persino gli Orisha iniziarono a perdere forza. Le acque si ritirarono, le piante morirono, e il cielo si chiuse come un pugno.
Obatala, vedendo la sofferenza del mondo, decise di compiere un gesto impossibile. Si avvolse nel suo manto bianco e si trasformò in una salamandra. Piccola, ma luminosa. Si infilò tra le crepe della terra, giù fino al cuore del vulcano sacro, dove il fuoco parlava in lingue antiche.
Lì, tra le fiamme, trovò il seme dell’acqua nascosta nel fuoco. Lo portò in superficie, e quando lo piantò, il cielo si aprì. Piovve per sette giorni e sette notti. Gli Orisha cantarono. Gli uomini danzarono. E la salamandra bianca tornò a essere Obatala.
Da allora, chi sogna una salamandra bianca è benedetto. È segno che Obatala cammina con te, che la tua anima può attraversare il fuoco e restare pura.
Ora ti racconto una delle versioni più potenti e simboliche della mitologia yoruba, dove la figura di Obatalá incarna non solo la creazione, ma anche la resilienza e la trasformazione.
Un giorno, accecati dall’ambizione, lo condussero con l’inganno su una montagna sacra. Lì, senza pietà, lo spinsero giù da un burrone. Il corpo di Obatalá si frantumò in mille pezzi, sparsi tra le rocce e la terra.
Per giorni, la natura tacque. Ma poi accadde qualcosa di miracoloso.
Dai frammenti del suo corpo nacquero nuove forme di vita: alberi sacri, fiumi limpidi, animali rari e persino nuove divinità. Ogni pezzo di Obatalá conteneva una scintilla di creazione, e la terra stessa si trasformò in un giardino vivente.
Quando gli Orisha videro ciò che avevano causato, furono colti da un profondo rimorso. Si inginocchiarono e pregarono per il ritorno del padre. E la loro preghiera fu ascoltata.
Obatalá si ricompose lentamente, non come prima, ma in una forma ancora più luminosa e potente. Divenne il simbolo della rinascita, della pazienza e del perdono. E da quel giorno, ogni volta che un essere umano cade e si rialza, si dice che è lo spirito di Obatalá che lo guida.
Questa leggenda è spesso interpretata come un’allegoria della creazione, della resilienza e della capacità di trasformare il dolore in bellezza.
Ma esiste una versione della leggenda in cui, dopo essere stato gettato da un burrone e frantumato in diversi pezzi, ogni frammento di Obatalá dà origine a un nuovo Obatalá. È una narrazione profondamente simbolica, che riflette il concetto di molteplicità divina e la capacità di rigenerarsi attraverso il sacrificio.
Questa versione non è tra le più comuni, ma si collega a un principio fondamentale della religione yoruba e delle tradizioni afroamericane come la Santería e il Candomblé: Obatalá non è un’entità singola, ma un archetipo che si manifesta in molteplici cammini o “avatares”. Ogni “nuovo Obatalá” rappresenta un aspetto diverso della sua energia: giustizia, pace, guerra, saggezza, fertilità, ecc.
Uno divenne Obatalá Ayaguna, il guerriero saggio.
Un altro divenne Obatalá Alaguema, il giovane pacificatore che si trasforma in salamadra e camaleonte.
Un altro ancora fu Obatalá Ajigbona, portatore di fertilità e abbondanza.
E così via, fino a formare una costellazione di divinità, tutte nate da un unico spirito.
La terra, che aveva assistito al dolore del padre, ora vibrava di nuove energie. Gli Orisha compresero che non avevano distrutto Obatalá: lo avevano moltiplicato. E da quel giorno, ogni volta che un devoto invoca Obatalá, lo fa in una delle sue molte forme, ciascuna con un potere unico e una lezione da insegnare.
Questa leggenda è una celebrazione della trasformazione attraverso la sofferenza, e della divinità che si manifesta in molteplici modi.
Ma perché, in alcune tradizioni sincretiche e interpretazioni esoteriche, Obatala viene associato alla salamandra, creatura misteriosa e leggendaria?
La Salamandra: Simbolo Esoterico del Fuoco e della Trasformazione
La salamandra, nella tradizione alchemica e spirituale, è l’elementale del fuoco. Si credeva che potesse vivere tra le fiamme senza bruciarsi, simboleggiando resilienza, purificazione e metamorfosi B. In araldica e folklore, rappresenta la capacità di resistere al male, di rigenerarsi e di trasformarsi.Questi attributi si sovrappongono sorprendentemente con quelli di Obatala:
- Entrambi sono signori della trasformazione: Obatala crea e guarisce, la salamandra rinasce dal fuoco.
- Entrambi sono connessi alla purificazione: il bianco di Obatala e il fuoco della salamandra sono simboli di rinnovamento.
- Entrambi sono mediatori tra mondi: Obatala tra divinità e umani, la salamandra tra materia e spirito.
La Leggenda di Obatala Aghema (Aguema, la salamandra in lingua Yoruba)
Nel cuore delle antiche foreste, tra le rocce umide e le radici contorte, vive una creatura che il mondo ha sempre frainteso: la salamandra. Piccola, silenziosa, ma avvolta da un mistero millenario. Gli alchimisti la chiamavano “figlia del fuoco”, capace di danzare tra le fiamme senza mai bruciarsi. Simbolo di trasformazione, di resistenza, di rinascita.Ma solo in pochi sanno che la salamandra era Obatala.
Si racconta che, in un tempo dimenticato, la terra fu colpita da una siccità così feroce che persino gli Orisha iniziarono a perdere forza. Le acque si ritirarono, le piante morirono, e il cielo si chiuse come un pugno.
Obatala, vedendo la sofferenza del mondo, decise di compiere un gesto impossibile. Si avvolse nel suo manto bianco e si trasformò in una salamandra. Piccola, ma luminosa. Si infilò tra le crepe della terra, giù fino al cuore del vulcano sacro, dove il fuoco parlava in lingue antiche.
Lì, tra le fiamme, trovò il seme dell’acqua nascosta nel fuoco. Lo portò in superficie, e quando lo piantò, il cielo si aprì. Piovve per sette giorni e sette notti. Gli Orisha cantarono. Gli uomini danzarono. E la salamandra bianca tornò a essere Obatala.
Da allora, chi sogna una salamandra bianca è benedetto. È segno che Obatala cammina con te, che la tua anima può attraversare il fuoco e restare pura.
Fuoco e Purezza: Il Paradosso Divino
Obatala non è solo il creatore. È il custode della trasformazione. Come la salamandra, ci insegna che la purezza non è fragilità, ma forza. Che il bianco non è assenza di colore, ma la somma di tutti. Che il fuoco non distrugge sempre: a volte, purifica.
E così, nel simbolo della salamandra, ritroviamo Obatala. Non come un dio distante, ma come una presenza che ci invita a camminare tra le fiamme della vita con grazia, coraggio e luce.
L’identificazione tra Obatala e la salamandra è un ponte tra culture, simboli e spiritualità. È il racconto di una divinità che non teme il fuoco, ma lo abita per portare guarigione. È il messaggio che anche nella prova più ardente, la luce può prevalere.
E così, nel simbolo della salamandra, ritroviamo Obatala. Non come un dio distante, ma come una presenza che ci invita a camminare tra le fiamme della vita con grazia, coraggio e luce.
L’identificazione tra Obatala e la salamandra è un ponte tra culture, simboli e spiritualità. È il racconto di una divinità che non teme il fuoco, ma lo abita per portare guarigione. È il messaggio che anche nella prova più ardente, la luce può prevalere.
Obatalá e il burrone della rinascita
In tempi antichi, Obatalá regnava con saggezza e compassione. Era il padre di molti Orisha, e il suo cuore era puro come la luce dell’alba. Ma alcuni dei suoi figli, inebriati dal potere e dall’orgoglio, iniziarono a vedere la sua bontà come debolezza.Un giorno, accecati dall’ambizione, lo condussero con l’inganno su una montagna sacra. Lì, senza pietà, lo spinsero giù da un burrone. Il corpo di Obatalá si frantumò in mille pezzi, sparsi tra le rocce e la terra.
Per giorni, la natura tacque. Ma poi accadde qualcosa di miracoloso.
Dai frammenti del suo corpo nacquero nuove forme di vita: alberi sacri, fiumi limpidi, animali rari e persino nuove divinità. Ogni pezzo di Obatalá conteneva una scintilla di creazione, e la terra stessa si trasformò in un giardino vivente.
Quando gli Orisha videro ciò che avevano causato, furono colti da un profondo rimorso. Si inginocchiarono e pregarono per il ritorno del padre. E la loro preghiera fu ascoltata.
Obatalá si ricompose lentamente, non come prima, ma in una forma ancora più luminosa e potente. Divenne il simbolo della rinascita, della pazienza e del perdono. E da quel giorno, ogni volta che un essere umano cade e si rialza, si dice che è lo spirito di Obatalá che lo guida.
Questa leggenda è spesso interpretata come un’allegoria della creazione, della resilienza e della capacità di trasformare il dolore in bellezza.
Ma esiste una versione della leggenda in cui, dopo essere stato gettato da un burrone e frantumato in diversi pezzi, ogni frammento di Obatalá dà origine a un nuovo Obatalá. È una narrazione profondamente simbolica, che riflette il concetto di molteplicità divina e la capacità di rigenerarsi attraverso il sacrificio.
Questa versione non è tra le più comuni, ma si collega a un principio fondamentale della religione yoruba e delle tradizioni afroamericane come la Santería e il Candomblé: Obatalá non è un’entità singola, ma un archetipo che si manifesta in molteplici cammini o “avatares”. Ogni “nuovo Obatalá” rappresenta un aspetto diverso della sua energia: giustizia, pace, guerra, saggezza, fertilità, ecc.
La frammentazione divina di Obatalá
Tradito dai suoi figli, Obatalá fu spinto giù da un burrone sacro. Il suo corpo si spezzò in molte parti, e ogni frammento cadde in un luogo diverso della terra. Ma invece di morire, ogni pezzo si trasformò in un nuovo Obatalá, con una personalità e una missione propria.Uno divenne Obatalá Ayaguna, il guerriero saggio.
Un altro divenne Obatalá Alaguema, il giovane pacificatore che si trasforma in salamadra e camaleonte.
Un altro ancora fu Obatalá Ajigbona, portatore di fertilità e abbondanza.
E così via, fino a formare una costellazione di divinità, tutte nate da un unico spirito.
La terra, che aveva assistito al dolore del padre, ora vibrava di nuove energie. Gli Orisha compresero che non avevano distrutto Obatalá: lo avevano moltiplicato. E da quel giorno, ogni volta che un devoto invoca Obatalá, lo fa in una delle sue molte forme, ciascuna con un potere unico e una lezione da insegnare.
Questa leggenda è una celebrazione della trasformazione attraverso la sofferenza, e della divinità che si manifesta in molteplici modi.
E alla fine, come la salamandra, Obatala si rigenera e non muore mai.

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