Nella mitologia Yoruba, la dea della bellezza e della fecondità Oshun è spesso associata alle paludi e ai fiumi, e viene venerata come una fonte di vita e di prosperità. La sua energia creativa è vista come una forza vitale che nutre e rigenera la vita intorno a lei.
La palude è anche associata a Oyà, la dea della morte e della trasformazione, che viene spesso rappresentata come una forza distruttrice e cambiante. La sua forza è vista come una parte necessaria della vita, poiché è necessaria per creare spazio per la crescita e la rigenerazione.
La palude è molto importante nella cultura Yoruba, viene associata alla vita, alla fecondità e alla conclusione dei cicli. Viene venerata come un luogo di rigenerazione e di abbondanza, associato alle dee Oshun e Oyà, che rappresentano la bellezza e la vita da una parte e la morte e la trasformazione dall'altra.
In questa mitologia, i luoghi come la palude sono visti come fonti di energia spirituale e come parte integrante della natura, con una vita e un'anima proprie. Questi luoghi sono considerati sacri e protetti, e sono venerati e rispettati dalla gente Yoruba. E si crede che in tempi remote, quando ancora la razza umana non si era insediata sulla terra, la palude abbia fatto delle scelte, e tuttora oggi ne paghi le conseguenze.
La malattia della palude
Senza fede, nemmeno la pioggia può lavare la malattia
La Madre della Pioggia cercò gli indovini in cielo: non solo voleva una figlia, ma anche una figlia potente; e non solo voleva che quella figlia fosse potente, ma anche che avesse più potere di qualsiasi cosa sulla terra. Gli indovini le dissero due cose: fare ebó e avere fede. La Madre della Pioggia preparò rapidamente ebó, con la fede nel cuore, e guardò le nuvole temporalesche di sua figlia che si srotolavano su un cielo limpido e azzurro. Sorrise mentre le nuvole si addensavano e oscuravano il firmamento. Sua figlia aveva più potere del sole; bloccava tutto il cielo e la terra sospirava.
La pioggia arrivò dapprima dolcemente, poi divenne una tempesta. Ogni cosa si nascondeva, mentre le lastre d'acqua fendevano l'aria. Quando il cielo si schiarì e il sole scese, era umido e appiccicoso. Le creature camminavano lentamente sulla faccia della terra, infelici nell'aria umida. Tutta l'acqua che poteva correva verso il fiume e il mare, ma una parte rimaneva intrappolata nella terra umida dove diventava fangosa e appiccicosa; e quando l'acqua si fermava, ristagnava.
Era nata la palude.
Quando le acque divennero fetide, la palude si ammalò. Lo Spirito della Palude andò dagli indovini per preparare l'ebó.
"Se vuoi riavere la salute", gli indovini gli dissero, "devi fare ebó. E soprattutto devi avere fede. Perché l'ebó senza fede è inutile come non fare affatto l'ebó".
Nonostante il decadimento e la decomposizione che si stavano sviluppando nel suo corpo, la palude trovò la forza di fare ebó; ma lo fece con la disperazione nel cuore e non con la fede. Agli Orisha diede galli e galline e ogni tipo di animale a quattro zampe in sacrificio, e servì la propria testa con lo stesso. Quando ebbe finito, sprofondò di nuovo nelle sue acque fetide e aspettò che arrivasse la morte.
Invece della morte arrivò di nuovo la pioggia; e quando il cielo si schiarì, la sua palude era più putrida di prima.
Tirò un profondo sospiro rassegnandosi a una vita di suffragi: poiché aveva fatto ebó, era immortale sulla terra, ma poiché non aveva fede la sua malattia rimaneva. Ed è per questo che ancora oggi le paludi sono piene di malattie e di decadenza, mentre le acque del mondo rimangono fresche; e su tutto questo la Pioggia ha potere perché sua Madre in cielo ha fatto ebó per lei.
Questa leggenda viene dall'Odu del Diloggun Ejioko tonti Owani (2-11) e ci porta ad una conclusione: senza fede, niente funziona, e per queso motivo nemmeno la Pioggia può lavare via la malattia della Palude.
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