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La Storia Lucumì: Il primo figlio, Aggayù Solà

Aggayu Sola, Aganju
Agayú Solá - Acrylic on canvas 51 x 39 cm 2006 by Lawrence Zúñiga Batista - Baracoa Cuba, 1940.

Oddua e Yembo avevano condiviso del tempo insieme sulla terra e notarono che l'oscurità era grande. Non c'era illuminazione sulla terra.

Un giorno Yembo sentì una strana agitazione nel suo grembo. Cominciò a sentirsi strana e notò che il suo corpo stava cambiando.

Pochi mesi dopo aver consumato il loro amore, le acque iniziarono a fluire tra le gambe di Yembo. Subito dopo iniziarono i dolori che sembravano non potersi placare. Oddua era andato via a ispezionare le terre e le sofferenze di Yembo peggioravano.

Quindi si accovacciò il più vicino possibile alla terra e i dolori divennero sempre più acuti mentre una goccia di sudore apparve sulla sua fronte.

Fu allora che nacque il primo figlio di Oddua e Yembo.

Dall'interno del ventre, il bambino aveva lottato con tale forza e ferocia per uscire che si era diviso in due divinità pur rimanendo un'essenza. La forza in cui venne in questo mondo lo mandò immediatamente nel cuore della terra mentre allo stesso tempo si stava elevando nei cieli dove lo vediamo splendere tutt'oggi in tutta la sua gloria e splendore durante la luce del giorno.

Quando Agayù Solà è nei cieli, nella casa di Olodumare, è conosciuto come "Oba Irawo, Olorun" (Re della grande stella, il sole). È suo il calore che sentiamo, quello che ci protegge dal congelamento nei mesi più freddi. Ha il compito di riscaldare la terra con i suoi raggi luminosi. E quando si trova sulla terra è noto come Agayù Solà (il vulcano).

Il terreno che trema ci dice che Aggayù sta camminando, che coi suoi grandi passi calpesta fiumi e torrenti. E siccome lui rompe e modella il terreno a piacimento si dice che è il proprietario degli argini dei fiumi e di tutto ciò che riguarda la crosta terrestre.

Agayù è il maggiore degli Orisha ed era uno degli Orisha più rispettati prima del arrivo dei commercianti di schiavi. È conosciuto come un personaggio forte e maschile.

Si dice che in uno dei suoi attacchi di ira era così arrabbiato che si sono verificate molteplici eruzioni nel mondo provocando la divisione dei continenti. E che parte di quella ira abbia portato sulla terra l'arrivo della essenza del Orisha Oggun.

Oddua tornò quando vide apparire la luce e, meravigliato, vide madre e figlio. Il primo figlio della loro creazione, il primo degli Orisha.

La sua nascita ha portato nel mondo il calendario ed è conosciuto come l'artefice della separazione tra giorno e notte.

Aggayu, il dio del vulcano
Agayu, Aggayu o Aganju

Agayu è responsabile della creazione di nuove terre attraverso le forze del vulcanismo, il movimento tettonico delle placche e attraverso le inondazioni dei fiumi che portano i sedimenti in nuove aree. Diverse leggende raccontano del suo duro lavoro per costruire nuove montagne, scolpire i percorsi di nuovi fiumi e le sue relazioni con diverse Orisha femminili. In particolare, Agayu ha una profonda infatuazione e amore per Oshun. Un pataki (dall'odu 5-9) ricorda un momento in cui Agayu stava trasportando persone attraverso il fiume ed è caduto. Agayu non può nuotare e ha rapidamente iniziato ad affogare. Fu Oshun che lo aiutò a tirar fuori dal fiume usando un remo e gli salvò la vita. Da allora Agayu si innamorò di Oshun e condivide con lei la passione per il cappone di capra.

Agayu è nato al centro della terra. Si dice che il nome Agayu significhi "potere sull'altro mondo" e "guardare a perdita d'occhio". Agayu rappresenta la terra, i luoghi alti, le montagne, i luoghi inaccessibili e remoti, le lotte e gli ostacoli, la sfortuna, le brillanti carriere, l'ora del giorno, la notte, gli anziani, le deformazioni, l'inverno, il freddo, le miniere, la dignità sociale, l'ambizione professionale, e viaggiatori autostoppisti.

Orisha maggiore, temuto e rispettato. Si dice anche che sia il creatore dei fiumi quindi ha un forte legame con le orisha fluviali come Oshun e Oyà (con cui condivide lo spettro dei colori ed il numero 9, oltre alle terre Tapa). 

Come Shango, Agayu si destreggia nell'uso di un'ascia a doppia faccia nei colori rosso e bianco. Anche se non è un vero "guerriero". Quando balla, fa passi da gigante e passi alti per superare ostacoli, come se portassi un bambino sulle spalle o un viaggiatore che sta portando da una riva all'altra del fiume. Il suo rifugio preferito sarebbe la palma e predilige ricevere offerte di 9 biscotti salati cosparsi di olio di palma. È anche noto per il suo amore verso i bambini.

Viene sincretizzato con San Cristoforo, forse perché raffigurato trasportando un bambino sulle sue spalle mentre attraversa un fiume. Allo stesso modo si potrebbe pensare che avrebbe fatto a Shango dopo averlo salvato.

Perchè si dice che Aggayu è padre di Shangò

In un tempo molto lontano in cui gli uomini non avevano ancora domato le acque del fiume, non potevano viaggiare dall'altra sponda o commerciare. Ma un giorno Obatalà capì che molti uomini cercavano di attraversare le acque, prima uno per uno, poi in gruppi, ma la corrente ogni volta gli faceva desistere. Poi apparve un uomo enorme di nome Agayu Solá, il taglialegna, che superò il fiume. Prima abbattette un albero, lo modellò con la sua ascia e con il fuoco e ne fece una canoa. Per un giorno intero Agayu Solá remò, finché le acque non fossero più un'ostacolo. 

Obatalà divenne fortemente interessata all'incontro con Agayu Solá, che aveva così ingegnosamente placato la furia del fiume e quindi non era più un boscaiolo, poiché si dedicava ad attraversare le persone nel fiume in modo che potessero commerciare in altri regni. Non perse tempo e andò alla ricerca di Agayu Solá e gli chiese di portarla sull'altra sponda. Il giovane accettò e, mentre remava, pensò a come rendere sua quella donna. Anche Obatalà era attratta da Agayu Solá, e quando raggiunsero la riva, fecero l'amore. Quando il vogatore volle sapere il suo nome, fu sorpreso di apprendere che aveva avuto l'onore di fare l'amore con una orisha. 

La leggenda narra che da quell'unione nacque un potente orisha che sua madre chiamò Shangò.


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