Orisha Ogun, dio dei metalli |
Ogun è considerato il più grande degli santos, almeno nella zona centrale di Cuba, e anche il più potente degli orishas. É un essere che non riposa mai, nemmeno quando la notte è più fonda. Insieme a Yemayà, la madre del mondo, furono i primi a entrare in chiesa e per quello non c'è potere capace di contrastarli quando stanno insieme. E sono anche i primi ad arrivare in un wemilere. Il cantante deve essere bravo abbastanza per chiamare Yemayà per prima, per poi chiamare i suoi figli dicendo "com'è possibile che la madre del mondo sia sola a ballare questo tambor?" e Yemayá con la sua risata obbligherà gli altri ad assistere e il cantante farà piazza pulita scegliendo chi resta e chi va via. Speso basta un giro di canto perche restino Yemayà e Oggun, gli unici col coraggio di conquistare la terra e costruire per l'uomo, i più valorosi guerrieri.
Se volevi sapere come stavano i tuoi figli, bastava chiederlo a Osain, a Elegba o a Ogun perche lui veniva caricato con tanti misteri della foresta. Loro non sbagliano mai. E se non eri bravo abbastanza per ascoltare, allora avevi gli oracoli del cocco e le conchiglie a disposizione per indagare. Un santero deve sempre indagare, deve sapere e dialogare coi suoi orishas —diceva mio nonno.
Di questi tempi sono in pochi con detta capacità. Sarà colpa del inquinamento elettromagnetico? Sarà che l'uomo è sempre più sordo? Sono convinto che erano gli uomini di allora che riuscivano a concentrarsi meglio e percepivano la minima onda che proveniva dalle loro pietre sacre e le ascoltavano come fossero una radio.
Mio bis bisnonno, Juan Changò, aveva un rapporto speciale con Ogun. Sua moglie, mia bis bisnonna, l'aveva invece con Yemayà, di cui fu un "cavallo" fino alla sua morte raggiunti i novanta anni di età. Quando qualcuno suonava alla porta di casa e non c'era nessuno, era Ogun che rispondeva: "tornate più tardi, Juan Changò non c'è" Siccome la gente non sapeva che il pentolone era dietro la porta, non si spaventavano quando sentivano una voce rauca e nasale che gli indicava persino l'orario del suo ritorno.
Sono tutti aneddoti che raccontava mio nonno e che oggi non si leggono nei libri ne su internet. Insieme a lui ho scoperto che tanti anni fa, quando non c'erano il telefono e tanto meno i soldi per inviare i telegrammi, erano gli orishas i nostri informatori. Come facevano? è tutto un misterio.
Mio nonno è morto due anni fa e fino all'ultimo giorno Ogun è rimasto dietro alla sua porta. Non ho mai ascoltato la sua voce, ma sono sicuro che lui aveva un udito fine, di altri tempi. E quando seppe che mia nonna era malata di cancro al pancreas, Ogun gli disse cosa fare con dei rami e delle edere raccolte vicino al fiume. Oggi lui non c'è più, ma mia nonna è sana. Avrà scambiato la sua salute per quella di mia nonna? Ogni tanto mi viene il dubbio, ma lei è sacerdotessa proprio di Oggun quindi sa bene come curarsi.
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